mercoledì 11 settembre 2019

Il Mese del Leone

LA QUINTA FATICA “L’UCCISIONE DEL LEONE DI NEMEA”

Leone  –  22 Luglio – 21 Agosto

AFORISMA

Io non mi cerco perchè già mi sono trovato.
Di trionfo in trionfo procedo regale dispensando favori a chi mi ama.
Io vivo nel tempo che segue la vittoria e di questa esulto.
Magnanimo, accetto la lode poichè sono il Re, non ho eguali.
Solo nel silenzio della mia coscienza mi inchino al Creatore.
Consapevole che è più Potente di me, Gli rendo l’omaggio dovutogli.

IL MITO

Il Maestro disse a Ercole:  “Il popolo di Nemea è oppresso da una grande calamità. Un terribile leone si aggira furtivo in quelle terre e con impressionanti ruggiti ghermisce tutti coloro che incontra sul suo cammino. Il popolo trema per la paura e vive barricato in casa senza più il coraggio di recarsi al lavoro o coltivare la terra.
Vai, Ercole, uccidi il leone e libera quel popolo che spera in te.”
Ercole ubbidì immediatamente, ma prima di varcare la quinta Porta spogliò la pesante armatura di cui era vestito e leggero e fiducioso, munito soltanto della sua fedele clava, iniziò la ricerca del leone.
Lo cercò in lungo e in largo mentre  il popolo di Nemea, pieno di terrore, restava nascosto dietro le porte chiuse.
Molti lo guardavano perplessi e delusi nel vederlo cercare il leone con il solo aiuto di una clava e lo mettevano in guardia contro la ferocia della belva, che sembrava essere ora qui ora là senza mai lasciarsi intravedere.
Ad un tratto Ercole avvistò il leone nel bosco. Il suo ruggito faceva scuotere gli alberi. Ercole gli lanciò tutte le frecce del suo arco ma senza riuscire a colpirlo. Alla fine gettò l’arco a terra e si lanciò verso il leone, il quale si fermò sbalordito da tanta prodezza. Ercole continuava ad avanzare e il leone, che continuava a indietreggiare, improvvisamente si voltò e scomparve nella macchia.
Ercole continuò a cercarlo per giorni e giorni sia nel bosco che sulla  montagna senza alcun risultato, finchè un giorno udì un selvaggio ruggito uscire da una caverna.
“Ucciderò il leone”, promise al popolo di Nemea che lo guardava pieno di speranza.
Depose la clava ed entrò nella caverna, la percorse fino in fondo e scoprì che la caverna aveva un’altra apertura. Ogni volta che Ercole entrava da un’apertura il leone usciva dall’altra e il compito sembrava irrisolvibile.
Dopo aver riflettuto, Ercole bloccò una  delle due aperture con alcune cataste di legna, entrò nella seconda apertura e la chiuse dall’interno, poi affrontò il leone afferrandolo alla gola e lo tenne stretto fin che cadde morto.
Il popolo di Nemea esultò dalla gioia.
Ercole scuoiò il leone poi tornò dal Maestro e stese la pelle ai suoi piedi.
Il Maestro lo accolse dicendogli: “Hai superato la quinta prova, ma ricordati che i leoni e i serpenti dovranno essere affrontati e annientati non una sola volta ma più e più volte. Ora puoi riposare”

IL SEGNO  –  INSEGNAMENTI

Il Leone è un segno di fuoco, la sua qualità è la sensibilità che porta alla consapevolezza dell’individualità.
Il motto esoterico è: “Io sono Quello e Quello sono io”.
Il Leone è il segno dell’io, della personalità, o individualità, completamente sviluppata e diventata potente.
Facendo un rapido esame delle quattro precedenti fatiche, possiamo riassumere il cammino finora percorso in questa breve sintesi:
In Ariete Ercole impara il tremendo potere del pensiero e della mente, impara a governarli e quindi ad entrare in rapporto col mondo delle idee.
In Toro impara a conoscere la natura del desiderio e a trasmutarlo in aspirazione spirituale, impara  a dominare il sesso e a usarlo nel modo giusto.
In Gemelli impara a conoscere la dualità e il senso degli opposti, e attraverso il servizio amorevole impara a  riunire il sé inferiore col Sé superiore.
In Cancro impara a trasmutare l’istinto in intelletto e l’intelletto in intuito e comprende che tutti i poteri inferiori pienamente sviluppati devono essere trasformati nelle loro corrispondenze superiori.
In Leone, la quinta fatica, Ercole diventa la “stella a cinque punte” simbolo dell’umanità individualizzata e dell’essere umano che, avendo conosciuto se stesso come individuo, diventa consapevole di essere il Sé.
In Leone cominciamo a renderci conto che abbiamo una meta spirituale, che ci siamo incarnati per nostra volontà e in piena consapevolezza allo scopo di spiritualizzare la materia ed elevarla al cielo attraverso la fatica e l’impegno del nostro lavoro quotidiano. E’ un lavoro magico che compiamo momento per momento con la nostra vita attraverso la qualità dei nostri pensieri e delle nostre  azioni  quotidiane.
Cominciamo a comprendere che lo spirito, il Padre, e la materia, la Madre, si incontrano nell’individuo e che la loro fusione produce l’unità cosciente chiamata anima, o Sé.
Il leone di Nemea rappresenta la personalità coordinata e dominante che, proprio perché potente, può diventare una forza aggressiva e devastatrice negli ambienti dove si esprime. A questo punto, l’individualità che abbiamo faticosamente costruito e che fino a questo momento è stata la nostra forza, deve essere distrutta per cedere il posto all’altruismo, che significa subordinare il Sé al grande tutto.
Perché Ercole affronta il leone in una caverna  e a mani nude?
La scienza dello spirito ci insegna che tutti gli avvenimenti più importanti si compiono in una grotta o sulla cima di una montagna, nel silenzio e nella solitudine, e che soltanto dopo aver fatto l’esperienza della caverna diventa possibile la salita alla montagna della trasfigurazione.
La lotta per vincere la personalità si compie nelle caverne della mente inferiore, ma la mente superiore non può vincere prima che l’aspirante abbia abbandonato la clava, simbolo  della vita personale egoistica, ed abbia bloccato l’apertura della caverna, simbolo delle emozioni personali.
La quinta fatica ci insegna che soltanto dopo aver costruito una forte e potente personalità possiamo combattere per sottometterla all’anima. Ma non potremo iniziare il lavoro e conseguire la vittoria se non avremo superato tutti i nostri egoismi e non avremo imparato a dominare le nostre emozioni personali trasformandole in aspirazioni e  trasferendo la focalizzazione delle nostre energie dal plesso solare alla mente, prima la mente concreta, poi  la mente superiore o intuito dell’anima.

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