venerdì 28 febbraio 2020

IL MESE DELL'ACQUARIO

Il Mese dell'Acquario

Il Mese dell’Acquario

L’UNDICESIMA FATICA

“IL RIPULIMENTO DELLE STALLE D’AUGIA”

Acquario –  21 Gennaio – 19 Febbraio

Aforisma

Sono fiero della mia indipendenza e mi avvolgo nel manto della libertà.
Ignoro lo spazio perché mi sono liberato delle sue leggi.
Scelgo in autonomia le strade per aiutare i miei fratelli.
Non accetto perciò alcun legame che intralci il mio andare.
Cerco la freschezza del nuovo, lo vedo e me ne faccio tramite per gli assetati.
Nel servizio ritrovo la legge che è quella dell’Uno.

MOTTO DELL’ACQUARIO

“Sono acqua di vita versata agli assetati”.
L’Acquario è il segno del Servizio.
Tradizionalmente esso si divide in piccolo e grande servizio. Non è una questione di più o meno importante ma dell’obiettivo cui è rivolto.
La “sete” degli esseri umani è grande a tutti i livelli.
Partendo dal piano fisico è la sete del corpo che chiede acqua per sopravvivere; ovviamente per acqua si intende la soddisfazione dei bisogni primari: mangiare, bere, curarsi eccetera.
Ecco che molti sono impegnati a dare da mangiare agli affamati in un servizio alla persona molto importante.
Ma si deve andare oltre e rendersi conto che la sete è anche di cose spirituali, molti che si avvicinano all’Insegnamento sono assetati di Conoscenza e di Spirito.
L’acqua allora non è più quella fisica, ma è un’acqua simbolica che disseta sul livello dell’Anima.
A questo proposito viene alla mente quel brano del Vangelo di Giovanni in cui Gesù si avvicina ad una donna che sta prendendo acqua da un pozzo e le chiede da bere “Dammi un po’ d’acqua da bere”.
Nasce un dialogo tra loro in cui ad un certo punto Gesù parla di “acqua viva”, un’acqua che estingue la sete per sempre, poiché è “sorgente per l’eternità” (Gv.4,1-42).
L’acqua cui allude il motto del segno dell’Acquario è proprio questa: una sostanza spirituale che soddisfa pienamente quel bisogno interiore dell’uomo che lo porta alla ricerca di Conoscenza e di “cose spirituali”.
Il Servizio più grande che noi possiamo rendere al nostro prossimo è quello di lavorare in modo disinteressato perché il Piano Divino si attui pienamente sulla Terra e tutti gli uomini siano redenti, cioè salvati.

IL MITO

Il Maestro chiamò Ercole e gli disse: “A lungo hai inseguito la luce, che da incerta e tremolante si è fatta sempre più viva fino a diventare, per te, come un sole radioso. Ora, nell’11^ fatica, devi voltare le spalle a questa luce risplendente, devi cercare coloro per i quali la luce è ancora soltanto un debole lumicino instabile e devi aiutarli ad ingrandirla.
Cerca il reame di Augìa: questo regno deve essere ripulito da un male molto antico.”
Ercole partì, e quando giunse nei pressi del regno di Augìa fu assalito da un insopportabile fetore che quasi lo annientò.
Venne a sapere che da 30 anni queste stalle non venivano ripulite dagli escrementi del bestiame che vi dimorava. I pascoli erano talmente ricoperti di letame puzzolente che nessun cereale vi poteva crescere. Come conseguenza una micidiale pestilenza incombeva sul paese mietendo molte vite umane.
Ercole andò al palazzo in cerca del Re Augìa, il quale però era già stato informato che Ercole voleva ripulire le stalle del suo reame.
Incredulo e pieno di sospetti, il re così apostrofò Ercole: “io non credo in chi dice di voler fare dei lavori senza una ricompensa. Sicuramente tu  nascondi qualche trucco per togliermi il trono. Tuttavia, per non essere giudicato un re pazzo, ti propongo un patto. Se tu riuscirai “in un solo giorno” a ripulire tutte le mie stalle, ti darò un decimo delle mie mandrie. Ma se fallirai la prova, la tua vita sarà nelle mie mani.”
Ercole si congedò dal re, girovagò fra le stalle e fu colpito dalle file di carri pieni di cadaveri vittime della pestilenza.
Non sapeva che fare, e allora si fermò a meditare.
Improvvisamente “notò” i due fiumi, l’Alfeo e il Peneo, che da secoli scorrevano nella zona. L’intuito gli suggerì di deviare il corso dei due fiumi e di far riversare le loro acque nelle stalle di Augìa.
Si mise al lavoro con grande volontà, e dopo molti sforzi i due fiumi impetuosi, convogliati nelle stalle, le ripulirono in un solo giorno di tutta la sporcizia.
Soddisfatto Ercole ritornò dal re, il quale però gli gridò infuriato: “Sei un imbroglione, certamente avrai usato un trucco. Non solo non ti darò un decimo dei miei armenti, ma se non sparirai immediatamente dal mio regno, ti taglierò la testa.”
Ercole allora tornò dall’istruttore, il quale gli disse: “Sei diventato un Servitore del Mondo. Hai dato la tua luce affinché la luce dei tuoi fratelli potesse risplendere. Il gioiello dell’11^ fatica sarà tuo per sempre.”

IL SEGNO – INSEGNAMENTI

Il segno dell’Acquario è raffigurato da un uomo che porta sulla testa un vaso capovolto. Dal vaso capovolto fluiscono due rivoli d’acqua (i 2 fiumi di Ercole)  i quali raffigurano i 2 fiumi della VITA  e DELL’AMORE.  Queste due parole: VITA e AMORE sono le due parole chiave che incarnano la tecnica dell’era dell’Acquario.
Il motto esoterico dell’Acquario è: “Io sono acqua di vita versata agli assetati.”
La qualità dell’Acquario è la VOLONTA’ DI SERVIRE: prima il sé inferiore, poi il Sé superiore.
E’ il servizio mondiale attraverso la trasmutazione della coscienza da “individuale” a “coscienza di gruppo.”
Riflettiamo su ciò che fa Ercole.
Innanzitutto usa il “BUON SENSO”, caratteristica di ogni vero iniziato. Considera il problema e si mette a studiarlo poi “MEDITA” per contattare l’intuito.
Non tenta neppure di mettersi a ripulire come altri prima di lui hanno fatto, fallendo.
Per prima cosa “abbatte le barriere”: abbatte il muro che circonda le stalle, pratica due aperture in senso opposto e vi incanala le acqua dei due fiumi, i quali ripuliscono tutto in un attimo senza più alcun sforzo da parte di Ercole.
Qual è l’insegnamento per noi?
Quando avremo fatto tutto il possibile per abbattere le barriere della separatività con gli altri esseri eliminando la critica, le rigidità, il sospetto e il giudizio, lasceremo entrare nella nostra vita i due fiumi dell’acqua di vita e dell’amore. Cominceremo ad esprimere nei nostri rapporti la “vita” e “l’amore” non più come personalità ma con la saggezza dell’anima.
Dobbiamo costruire una COSCIENZA INCLUSIVA. Noi non siamo ancora capaci di avere una coscienza inclusiva e tantomeno mondiale perché siamo ancora creature emotive e incostanti, non ancora illuminate, che stanno imparando a lottare contro la separatività attraverso conquiste e fallimenti.
Impareremo incominciando ad entrare in modo comprensivo nella coscienza dei membri della nostra famiglia e di chi ci sta immediatamente intorno. Cercheremo di  impegnarci a far emergere il meglio da tutti gli esseri che incontriamo con la consapevolezza che se non emerge il meglio è in noi e non in loro che dobbiamo cercare l’errore. Cercheremo di aiutare i nostri fratelli ma senza influenzarli, rispettando la loro libertà e i loro tempi, comprendendo che la chiave dei nostri rapporti è dentro di noi e se non siamo capiti forse è perché non siamo abbastanza chiari.
Impareremo a diventare inclusivi su larga scala partendo innanzitutto dai nostri pensieri e identificandoci gradualmente con tutti i gruppi, tutte le nazioni, tutte le religioni, fino ad arrivare alla coscienza del pianeta.
L’Acquario ci insegna che ogni pioniere che si sforza di esprimere ideali nuovi deve accettare il “NON-RICONOSCIMENTO”. Poiché è necessario aprire la via affinché in futuro odio e separatività scompaiano definitivamente dal pianeta, anche noi dobbiamo imparare a portare i valori dell’Acquario nella nostra esperienza quotidiana SENZA ASPETTARCI NESSUNA RICOMPENSA, anzi, consapevoli che possiamo essere rifiutati e derisi o scacciati, come è successo a Ercole.
Il “SERVIZIO ALTRUISTICO” dell’Acquario non è più qualcosa che facciamo perché è utile o raccomandato ma è il  servizio che scaturisce da una coscienza non  più accentrata in noi stessi ma nell’universale. E’ un servizio  compiuto senza alcun sforzo, nell’assoluta naturalezza. E’ farsi carico dei problemi dei nostri fratelli perché abbiamo compreso che “gli altri sono noi stessi”.
Nell’era dell’Acquario il servizio non è più  individuale ma è servizio di GRUPPO, responsabilità di GRUPPO.
E’ la capacità del GRUPPO di autogestirsi senza dipendere da “qualcuno che dirige” come succedeva nell’era dei Pesci, con tutto il bisogno di riconoscimento e di ambizioni che ciò comportava.
E’ “UNIONE” automatica che deriva dall’interazione intuitiva e spirituale tra le menti e le anime.
E’ “AUTOSACRIFICIO”  con lo scopo santificare prima il proprio “Sé” e infine il “Sé” del Gruppo.
E’ capacità di “MATERIALIZZARE”  sul piano fisico e nella vita concreta di ogni giorno  gli ideali di giustizia, di rettitudine e di amore altruistico che troppo spesso, nell’era dei Pesci, nascevano e morivano sul piano delle idee senza tradursi  in esperienza di vita.

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